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Anche le colonnine di rio del Gaffaro - Quando cacceremo gli imbecilli dal governo di questa città?
di Umberto Sartori - inviato il 14/03/2002
Chi si trovi a passare per la fondamenta del Gaffaro, in questi giorni può osservare la totale asportazione di tutte le colonnine in pietra d'Istria, assieme a tutto il bordo della fondamenta stessa e di quella Minotto dirimpetto.

Al posto loro, si presume in via provvisoria, è stato gettato uno zoccolo di betonata.
A prescindere dall'assai discutibile utilità e opportunità di tale zoccolo, che ha richiesto lo spreco di numerosi quintali di calcestruzzo, è impossibile per me nascondere la preoccupazione per la sorte delle circa 150 colonnine e degli oltre 200 metri di perimetro in pietra originale d'Istria.Impossibile non preoccuparsi dopo aver visto il saccheggio perpetrato nel rio dei Saloni, quello di rio delle Romite e quello, adiacente al nuovo inquietante cantiere, di rio dei Tolentini.
Come potete verificare attraverso la documentazione raccolta su quei siti, esistono serie possibilità che gran parte delle colonnine originali vengano sottratte e sostituite con copie in pietra vile, sommando, al danno della perdita degli originali, la beffa di dover pagare con sonante denaro pubblico le nuove copie scadenti e pessimamente messe in opera, come siamo ormai abituati a vedere in città.
Per dirne una, i nuovi ''posatori'' hanno sostituito le piombature dei punti metallici usati per legare le pietre tra loro nonché quelle necessarie per raccordare gli elementi lapidei del parapetto alle ringhiere di metallo, con riempimenti di stucco epossidico che, oltre ad apparire deturpante sul candore della pietra con la sua pigmentazione giallastra, è materiale troppo rigido per assolvere il compito di giunzione elastica tra materiali così diversi come pietra e acciaio.
Il risultato, ovunque si sia applicata questa ''nuova tecnica'', è la fratturazione dell'alveo e a volte dell'intera testa della colonnina, sotto effetto sia delle normali sollecitazioni a cui è soggetta una ringhiera, sia del diverso coefficiente di dilatazione termica tra metallo e pietra.
Questo è un palese e grave difetto d'opera, ciononostante i cantieri pubblici continuano a praticarlo da anni, inducendo il dubbio, nell'osservatore imparziale, che tali lavori siano diretti e controllati da perfetti imbecilli o che gli addetti e incaricati trovino un loro non proprio imperscrutabile tornaconto in tale dissennato comportamento.
La convinzione che mi sono andato formando, in questi anni di militanza in difesa di Venezia e dell'intelligenza pubblica, è che siamo infine di fronte a una sinergia negativa tra idiozia e disonestà che genera diffuso malcostume nell'amministrazione cittadina.

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