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Mostra di Giuseppe Tito - Scultura, pittura, disegno, poesia e fotografia
di Sebastiano Giorgi - inviato il 29/05/2003
Scultura, pittura, disegno, poesia e fotografia, sono learti in cui con medesima intensa forza comunicativa siesprime Pietro Giuseppe ''Eppe'' Tito.Nipote di Ettore, figlio di Luigi, Eppe ha evidentementeereditato la vena artistica della famosa famigliaveneziana dei Tito.Un talento schivo - già protagonista di quattro collettivealla Bevilacqua La Masa e di alcune Biennali dei giovani- che raramente, in tempi recenti abbiamo avuto ilpiacere d'ammirare e che ora, fino al 13 luglio, è inmostra con una personale a Venezia presso lo spaziocreativo Pierre Cardin in calle della Regina.Un'esposizione che, pur sondando a vari livelli la culturainterdisciplinare di Tito, privilegia la scultura con ledodici opere in bronzo e le sei in terracotta incentratesul tema dei cavalieri dell'Apocalisse rappresentati cometerribili, angosciosi fantasmi.Sculture destinate a non lasciare indifferente il visitatore attento cui non può sfuggire il contrasto tra la sensibilità delle figure femminili e la forza dei tori e dei rinoceronti. Emozionanti i corpi maschili che quasi consunti dal peso esistenziale esprimono un'ansia febbrile.La materia è percossa, slabbrata e sembra ricomporsi solo nel messaggio evocativo: lo spavento. Imponenti i dipinti a olio, che dimostrano la maturità tecnica ed espressiva di Eppe, tra cui ''Il gigante e la fanciulla'' e ''S.Giorgio e il drago'', due possenti e spettrali quadri che richiamano la lezione di Goya ma anche la grande maniera cinquecentesca con luci e ombre che costruiscono il tono drammatico delle opere. Più luminosi i dipinti recenti tra cui segnaliamo un commovente ''Albero della vita''.Una sezione dell'esposizione è dedicata invece alla fotografia in cui possiamo apprezzare interni di casa Tito, ritratti del padre Luigi detto ''Gigetto'', bravo pittore veneziano scomparso nel 1990, e alcuni scatti dedicati alla prorompente bellezza femminile delle giovani Marie del Carnevale veneziano, immortalate negli abiti cinquecenteschi.Una mostra coinvolgente anche grazie ai brani di Chopin e Brahms, naturalmente suonati da Eppe, che accompagnano il visitatore alternandosi alle letture dei suoi componimenti poetici e a quelli dell'amatissimo Salvatore Quasimodo.Difficile se non impossibile incontrare alla mostra Tito troppo spesso assorto al pianoforte per dedicarsi a quella che per lui - ma non per noi che negli occhi abbiamo ancora il fascino delle sue realizzazioni materiche - è senza dubbio la sua disciplina preferita.

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