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Silvano Bertaggia - Musicista pittore e insegnante, amico
di Umberto Sartory - inviato il 18/09/2003
Camminavamo a fianco più spesso negli ultimi anni, da quando il risucchio dell'onda informatica aveva allacciatoanche le tue caviglie.
Per brevi momenti abbiamo sbirciato assieme nella nuova grande meraviglia dell'arte assetati come la gente come te e me, finalmente alla fonte più vasta di conoscenza umana, giovani abbastanza da capire ma vecchi anche abbastanza da stranire.
Accettarsi con gioia tardi discepoli di maestri adolescenti pur di accedere alla materializzazione di un sogno bimillenario, anche questo, oltre all'ordine delle nostre scrivanie, ci accomunò nell'ultimo tratto della tua vita, Silvano.
Mexican Faber - voglio lasciare un link a questo tuo primo gioco musicale Web - e la conquista delle gif animate, il tuo entusiasmo per i modellatori frattali, la tua minuziosità di indagine fin negli algoritmi di compressione jpeg alla ricerca di una sempre maggiore nitidezza e fedeltà d'immagine, quasi nostalgia dell'azzurro dei tuoi occhi.
T'ho visto apprendere, intento a comporre fino ai tuoi ultimi giorni, anche con l'iprite che ti stillava nelle vene sotto la giacca, attento ad apprendere e a insegnare, con lo sguardo appena abbrunato dietro una pelle arancio scuro.
Per la prima volta l'implacabilità che Toniato lesse in te fin dalla tua prima esposizione si è rivalutata ai miei occhi. Sua la dignità e la forza con cui ti ho visto affrontare la sofferenza e le morte.
Ti ho visto in questi tuoi anni accidentati con la stessa pacata serenità di un montanaro sul sentiero, implacabilmente deciso a percorrerlo anche nei suoi tratti più ripidi, a vivere ogni momento come un dono di esperienza e di percezione, mentre il tuo sguardo sempre più si allungava oltre la percezione stessa, o forse dentro di lei.
Te ne sei andato senza spargere paura, anzi con esemplarità didattica e morale, offrendo ancora con entusiasmo ciò che rimaneva della tua esperienza mortale all'arte, all'insegnamento e agli amici.
Ti ho fotografato durante la tua ultima lezione, spiegavi ai ragazzi le linee modali, le tensioni di frattura della forma. Pur con il tuo ormai mezzo fiato e nonostante la mia insopprimibile idiosincrasia per le aule scolastiche ti ho ammirato splendido insegnante e appassionato descrittore e razionalizzatore di visioni.
Ma la tua frattura era ormai larga e sentivi sempre più forte il fascino di scivolarci dentro, di investigare ciò che l'appartenenza al mondo ti negava. Ho sentito spesso, spesso fino a flettere anche la mia speranza, i tuoi occhi chiari magnetizzati oltre la soglia. Ti ho visto dipingere in digitale i vetrini della tua malattia, in un microscopio elettronico di visione interna, incurante di loro e del loro messaggio; ho accettato di pubblicarli oltre la repulsione che mi ispirano, convinto come sono della loro straordinarietà espressiva e scientifica.
Ne eri innamorato, osservavi la neoplasia crescere in te con l'ammirazione per la sua straordinaria forza rigenerativa, anche quando questa rigenerazione aliena significava la martorizzazione del tuo corpo.
Siamo usciti dalla chiesa per fumare assieme ancora una volta, poco prima della fine del tuo funerale, e anche di questo ti ringrazio, Silvano.
Ti saluto con il link al tuo sito, che terremo aperto almeno finché esisteranno ombra.net o artit.net.LOGICARTE.NET

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