La Prima Vela a Srinagar

Costruire il timone

testo di Umberto Sartory
foto di Patrizia Bortot e Umb
Indice delle foto
a spasso con Amir
Srinagar 18 agosto 2001
Le migliaia di house boats sono un triste spettacolo di decadenza, disabitate nella quasi totalita' e immerse in prati di fior di loto. I proprietari di quelle non ancora abbandonate siedono mestamente sulle verande e attorno alle pochissime che ospitano qualche turista si attardano le poche shikara di venditori rimaste. Durante il tragitto dal Dal Lake al Nageen, nei canali che connettono i due laghi attraversando i quartieri indu' ora largamente disabitati, ritrovo atmosfere della Venezia di quand'ero bambino, nelle zone dietro la Giudecca, con rive di mattoni fatiscenti e case a picco sull'acqua.
Le shikara sono imbarcazioni semplicissime, giusto una buccia di tassello cilindrico: il fondo e' piatto e si incurva rastremandosi simmetricamente a prua e a poppa, chiuso sui lati da due falche anch'esse piatte. Si manovra con una pagaia di forma analoga a una vanga, la cui pala e' tradizionalmente sagomata a cuore.
Seduti a poppa la voga ha un meccanismo simile alla veneta: si imprime spinta alla barca nel solito modo della pagaia, ma al termine della palata si ruota l'asse del remo e si imprime una spinta laterale facendo leva sulla falca, per tenere la barca in direzione. Il metodo e' molto efficace: le barche a un remo procedono con un andamento piu' rettilineo di quelle venete e raggiungono anche a pieno carico velocita' inaspettate dall'apparente rudimentalita' dell'insieme. I loro profili nel lago al tramonto sono di una eleganza tanto sottile da risultare commovente.

Srinagar 24 agosto 2001
Non ci sono shikara a vela sui laghi di Srinagar, eppure a sera scende una brezza che potrebbe essere ben utilizzata: decido di armare al terzo la shikara di servizio. Sono andato in citta' a comperare bamboo, corde, viti e un paio di utensili: voglio vedere come vola sul lago quella bagnarola a buccia di melone che occhieggia semiaffondata sotto la mia veranda. Adesso sto cercando di convincere Ramazan a uscire dalla sua apatia per sigillare con stoppa la molte falle della barca, che tra parentesi e' realizzata senza ordinate, con assi cucite a larghi punti metallici. Domani faro' realizzare da un fabbro una flangia per fissare l'albero al trasto, e mi cimentero' nel disegno e cucitura di una vela ricavata da vecchie tende delle house boat.

Srinagar 25-26 agosto 2001
L'operazione shikara a vela procede: Ramazan ha proposto di recuperarne un secondo esemplare, ormai a riposo sul fondo del lago sotto il pontile da oltre otto anni. La barca, nonostante la lunga immersione, si e' lasciata trarre dalla melma con un mezzo pomeriggio di lavoro, ed e' in buono stato, di linea lunga e filante. Conto di armarla domani, ho gia' procurato gli utensili e i materiali necessari, a parte la velatura: una canna di bamboo piuttosto grossa lunga circa tre metri come palo e altre due piu' lunghe ed esili in funzione di mante e alabasso. Un foro passante sulla parte terminale del palo (precedentemente riempita con un tassello di legno) consente l'issaggio della vela. In citta' non esistono carruccole, a parte certi enormi paranchi da camion. Rimango stupito dall'assenza totale di tale oggetto di solito cosi' comune, soprattutto nelle citta' barcaiole.

Srinagar 28 agosto 2001
L'avventura della shikara a vela procede piuttosto lentamente ma procede. La barca recuperata necessita di alcuni lavori di consolidamento: ho costruito una solida ordinata sul trasto di sentina che reggera' l'albero. Su questo legno macerato a lungo nell'acqua del lago le viti non hanno presa, mentre invece i chiodi agiscono ancora efficacemente. Speravo di poter trovare colla poliuretanica in citta', ma l'unico collante a disposizione da queste parti e' un vinilico, inutilizzabile nelle parti immerse. Sostituisco i bozzelli della scotta con un sistema a tre anelli di ferro, due sul boma e uno sulla barca. Abbiamo ricavato buona parte della tela necessaria alla vela smontando una vecchia tenda da trekking, il resto, una fascia di circa 50 centimetri per 4 metri bisognera' acquistarlo.
Spero con questa stranezza della barca a vela di contribuire a scuotere i miei ospiti dal senso di inutilita' e rassegnazione che pervade l'atmosfera locale. I loro discorsi sono costantemente pieni di "domani": voglio portarli invece a fare qualcosa "oggi" e, in parte almeno, ci sto riuscendo.
L'operazione di recupero dela shikara ha richiesto in vari momenti la partecipazione di molti membri della famiglia, persino Hafisa, la sorella vedova rientrata in famiglia con tre figlie e un figlio si e' attaccata alla fune, assieme alla sua imponente cognata la cui massa credo sia stata determinante per l'issaggio della barca di deodar fradicio fin sul molo per le riparazioni.
L'acqua di questo lago proviene da sorgenti che si trovano sul fondo, alcune calde e altre fredde: e' relativamente profondo, sotto la nostra houseboat attraccata a un molo, a pochi passi dalla riva, il livello e' sui tre metri, nel centro a detta di Nabi raggiunge i 15.

Srinagar 29 agosto 2001
Questa mattina alla ripresa del lavoro per la vela scopro che qualcuno ha tagliato un'ampia fetta di tela da quella che ierl'altro ho ricavato smontanto una tenda da trekking. La cosa mi irrita non poco, non fosse che per il lavoro di patchwork necessario a sfruttare al massimo i ritagli...

Srinagar 3 settembre 2001
Oggi per la prima volta ho veleggiato sul lago Nageen, e forse per la prima volta una barca si e' mossa a vela nelle acque del Kashmir. Nessuno qui a memoria d'uomo ricorda di aver mai visto una vela. Non e' stato facile ma alla fine ce l'ho fatta.
Con Nabi, al termine di una giornata passata a segare, inchiodare e pressare stoppa, abbiamo colto un refolo serale e siamo andati e tornati dal centro del lago. L'imbarcazione non e' ancora a punto e la vela e' uscita un po' deforme, pero' l'armatura funziona e spinge a una buona velocita' anche con poco vento.
Abbiamo dovuto ripiegare sulla shikara piu' piccola, stoppando e rattoppando le falle, perche' quella esumata dal fondo del lago richiedeva il lavoro di uno stoppatore professionista, che non siamo riusciti ad avere nei pochissimi giorni che ci rimangono.
Ho consolidato lo scafo con una ordinata che fa da reggipalo e incastra le falche e i due trasti, su uno dei quali il palo appoggia infilato in una flangia di ferro.
Ho gia' notato il difetto della vela, che vicino all'albero manca di sfericita', mentre questa e' eccessiva verso la parte piu' ampia. Questo aumentera' non poco lo scarroccio. Rimpiango di non aver avuto il tempo di disegnare i quattro triangoli sferici con precisione. La vela e' stata realizzata a occhio, con tagli che dovevano tener conto delle cuciture esistenti sui pezzi di stoffa utilizzati: i resti della tenda rossa da campeggio e una nuova pezza bianca che il sarto pero' aveva unito nel verso sbagliato, con cuciture orizzontali anziche' verticali.