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![]() Storia di Venezia, Biblioteca ![]() Almanacco Storico di Venezia |
Il primo di una spero lunga serie di articoli sull'evoluzione storica di Venezia. Gli articoli sono stati compilati come florilegio di citazioni da Carlo De Paoli, che ha raccolto in questi appunti il frutto delle sue letture e della ricerca Internet. L'Autore non è quindi un esploratore d'Archivio, come nel caso dell'Almanacco Storico Veneziano di Luigi Zanon pubblicato su altre pagine di veniceXplorer.net, ma un selezionatore di citazioni significative da fonti a stampa o a video. Lo scopo di tale fatica nell'Autore è vivificare l'immagine dei Veneziani come Popolo Civile e grandioso, contribuire a che questa immagine e memoria non sia del tutto perduta in tempi per Venezia bui: La Serrata del Maggior ConsiglioLa funzione della famosa Riforma nell'evoluzione della Politica Veneziana.![]() Gabriel Bella, "il Consiglio di Pregadi" Come noto, fin dai primordi della Storia repubblicana, l'elezione del Doge era appannaggio dell'Arengo; assemblea di Cittadini che concorreva, proveniendo da tutte le isole dalla Laguna, a eleggere il massimo responsabile del potere. Con il tempo e il mutamento delle condizioni politiche e sociali interne ed esterne la Repubblica, fu ravvisata la necessità di apportare dei cambiamenti di carattere costituzionale. In città come Firenze, in cui le rivalità portavano subitanei passaggi del potere da una fazione all'altra, lo strumento consueto per effettuare il passaggio era un'Assemblea Generale del Popolo, di cui era relativamente facile carpire il favore, e che poteva essere tirata da una parte all'altra da mutamenti di umore o da intimidazioni. Il Maggior Consiglio di Venezia, che sostituì completamente l'Assemblea Popolare come organo supremo, non poteva essere così manipolato. Negli altri Stati italiani, il passaggio dal Comune al dispotismo della Signoria, avvenne spesso con l'aiuto dei Consilii Popolari i quali, nel cambio, furono i primi a rimetterci in termini di libertà e in termini economici. Il formarsi di sempre nuove Magistrature in Venezia corrispondeva a un parallelo ridimensionamento del potere del Doge. Negli anni 1261/62 vengono elette complessivamente, in vari momenti, quattrocentotrenta persone per mantenere permanentemante occupati i cento seggi del Maggior Consiglio. Tra questi ben duecentoquarantadue, cioè più della metà, appartengono a ventisette famiglie. Il potere è dunque cristallizzato di fatto, da almeno cento anni, nello stesso giro, abbastanza ristretto, di famiglie se non di persone; verso la fine del secolo XIII la classe politica veneziana si trova di fronte a un problema di considerevolissima portata. Senza grandi scosse, l'Assemblea Popolare è stata privata dei poteri decisionali già di sua spettanza e soprattutto dell'elezione del Doge; il Doge è stato privato via via di tutte le sue prerogative sovrane, è diventato un Magistrato. D'altra parte, il potere è finito per confluire in un gruppo dirigente troppo ristretto: in pratica, lo Stato veneziano è controllato da non più di una quarantina di persone. Quando i Capi della Quarantia, nel 1286, propongono che venga automaticamente riconosciuto il diritto all'eleggibilità per i discendenti di coloro che avessero già fatto parte del Maggior Consiglio in passato anche remoto, Essi non hanno quindi in mente l'esclusione di questa o quest'altra categoria di possibili eletti quanto, piuttosto, l'allargamento della partecipazione al Consiglio. Si cercava, senza dubbio, di fare leva sulla possibilità di reintrodurre in Consiglio persone o gruppi di persone che ne erano stati via via eliminati; di allargare la partecipazione a famiglie che non erano riuscite a introdurvi una presenza numerosa quanto quella delle Casate maggiori. La proposta non fu accolta, e non lo fu, contrariamente a quanto si continua a ripetere, proprio perché prevalse l'opinione di coloro che desideravano che il gioco politico non si allargasse. Lo stesso accadde dieci anni dopo: i conservatori erano rigidi nel pretendere che la meccanica elettorale rimanesse nelle loro mani. Finalmente, il 28 febbraio 1297, il Doge Pietro Gradenigo presentava con successo una nuova proposta: a titolo di esperimento, per sei mesi rinnovabili, siano ammessi al Maggior Consiglio, previo voto favorevole della Quarantia, coloro che ne hanno fatto parte dall'ultimo quadriennio in addietro. Gli altri, cioè - come fu esplicitamente spiegato più tardi - tutti i discendenti di coloro che erano stati membri del Maggior Consiglio fino al 1172, potevano essere eletti da un Collegio di tre Elettori, secondo il sistema consueto e sempre salva convalida da parte della Quarantia. Alla stessa prassi dovevano sottostare coloro che avevano perduto l'elezione al Maggior Consiglio negli anni precedenti per essere stati assenti o essersi allontanati da Venezia. La cosiddetta Serrata non fu dunque, ripetiamo, che un altro tentativo, sia pure limitato, di allargare la partecipazione alla massima Assemblea Costituzionale e alle sue decisioni. Fu un tentativo riuscito: da cento Membri effettivi, più il Doge, la Quarantia, il Pregàdi, il Minor Consiglio e i titolari delle Magistrature giudiziarie ed economiche, che portarono a un totale di cinquecentoeottantasei votanti nella votazione per la riforma, il nuovo Maggior Consiglio salirà prestissimo a novecento membri. Nel 1311 ne avrà millediciassette; milleduecentododici nel 1340. Questo dato ci permette un'altra osservazione sul significato della cosiddetta Serrata. Nel 1340, dunque, un abitante di Venezia su 82,5 era membro del Maggior Consiglio, ma al M.C. potevano prendere parte soltanto Cittadini di sesso maschile; il rapporto tra il numero dei componenti del Maggior Consiglio "serrato" e la popolazione maschile doveva essere assai più favorevole di quello del M.C. "aperto". Ciò fa giustizia anche dell'affermazione, infinite volte ripetuta, che la cosiddetta Serrata avesse tenuto stretto il potere nelle mani dei "grandi uomini d'affari". Che poi i ricchi fossero maggioranza, non è affatto dimostrato; tra gli eletti del Maggior Consiglio c'erano sempre stati anche dei meno abbienti, e quella dei nobili poveri sarà una delle piaghe politiche e sociali di Venezia attraverso i secoli. In contraddizione col principio dell'allargamento, era la tendenza a concludere l'operazione bloccando l'accesso al potere di coddetti "uomini nuovi". Questi accessi però furono sempre possibili e, infatti, realizzati più volte, specie nei primi tempi. Nasceva così (ed è questo il vero significato "aristocratico" della Serrata) un Patriziato, cioè una classe di governanti. Primo fra questi, l'assoluta uguaglianza tra gli appartenenti, in quanto membri alla pari di un'Assemblea Politica. Prima che il Patriziato assuma le proprie caratteristiche definitive passeranno molti decenni ancora; l'istituzione del Libro d'Oro giungerà addirittura dopo più di due secoli, nel 1506 e nel 1526. L'appartenenza ereditaria a vita al Consiglio assicurava a tutti i membri della classe dirigente che non ne sarebbero stati esclusi da un giorno all'altro. Come già detto, il principale effetto moderatore della riforma fu opposto al significato del suo nome e derivò semplicemente dall'aprire la partecipazione al potere di tante famiglie diverse, quasi duecento. Il Gradenigo, insomma, rafforzò il dominio dell'Aristocrazia ampliandone le file. Un giurista e pensatore politico quasi contemporaneo, Bartolo da Sassoferrato, il quale loda la buona riuscita del regime aristocratico veneziano, considerava questa ampiezza essenziale. Questa architettura costituzionale contribuì largamente alla tolleranza e libertà che tutto il mondo riconobbe a Venezia.
Petrarca, che amava Venezia (e che le donò la sua biblioteca, NdE), era amico del Doge Celsi e prima di lui di Andrea Dandolo; si esprimeva così nei confronti della Città e del regime che la guidava: Anche il Guicciardini, poco dopo, esalta il Governo di questa Repubblica e lo pone a esempio sopra ogni altra Comunità: L'Italia è travagliata da continue guerre di conquista o di prevaricazione delle Signorie sulle Repubbliche: la Repubblica di Firenze viene rovesciata a vantaggio della Signoria Medicea d'obbedienza Imperiale; vengono soppresse le Repubbliche di Siena e Montalcino, quasi ogni altro Libero Comune Italico si rassegna nelle mani dispotiche o illuminate di una sola Famiglia. Nella penna di Gabriello Chiabrera i noti versi su: A Venezia anche i protestanti sono liberi di esprimere le proprie convinzioni e di predicare: molti approfitteranno di questa libertà. Così l'eretico Franco Stancaro, riparato a Basilea, può scrivere: A cura di Carlo De Paoli
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