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La Storia del Venezia
a cura di Sebastiano Giorgi
1919 / 19371937 / 19471947 / 19561957 / 19671967 / 19861986 / 1999
 

1907-1918
La lunga avventura del calcio Venezia non può che iniziare da quella lontana sera del 14 dicembre del 1907, quando una ventina di praticanti ed appassionati "del gioco del pallone", com'era chiamato allora il calcio, fondarono il Venezia Football Club.
Il sodalizio nacque dall'accordo delle sezioni calcistiche di due società sportive veneziane: la Palestra Marziale e la Costantino Reyer. Il luogo prescelto dai fondatori per dar vita alla nuova realtà calcistica, fu l'ormai scomparsa trattoria "Da Nane in Corte dell'Orso", a due passi dal centralissimo campo veneziano di San Bartolomeo.
Questi i nomi d'alcuni dei fondatori:
  • Walter Aemissiger, terzino destro elvetico, proveniente dalla squadra del Winterthur, fu il primo capitano e allenatore del Venezia;
  • Guido Battisti;
  • Antonio Borella;
  • Gerardo Bortoletti;
  • Davide Fano, il primo presidente;
  • Aldo Federici, detto "Baciccia", mediano destro e poi anche allenatore;
  • Pietro Golzio, detto "Pioppa", centromediano;
  • Silvio Lorenzetti, terzino sinistro e poi dirigente dei lagunari;
  • Pietro Piccoli, uno specialista dei 100 metri prestato al calcio, giocò ala destra;
  • Primo Pitteri;
  • Alessandro Santi, ala sinistra;
  • Marcello Santi, fratello di Alessandro di cui in seguito prenderà il posto all'ala;
  • Luigi Vianello, mediano sinistro, fu il terzo capitano lagunare e poi nel '22 anche allenatore;
  • Pietro Visintin;
  • Mario Vivante, centravanti e secondo capitano del Venezia, prima di diventare istruttore delle giovanili.
La prima divisa del Venezia Football Club fu una maglia mezza rossa e mezza blu, ma durò una sola stagione, per essere sostituita con l'originale accostamento del nero con il verde, essendo quei colori già utilizzati dal Genoa, la squadra della storica città rivale della Serenissima. La prima muta di casacche a strisce verticali neroverdi venne commissionata dallo stesso Aemissiger a una ditta svizzera.
In quegli anni pioneristici le partite dei leoni lagunari si disputavano nella pineta di S.Elena, avendo cura di tracciare di volta in volta le linee del campo. Gli allenamenti si svolgevano invece nel campazzo delle Chiovere.
Le prime partite del Venezia furono giocate contro le squadre venete del Vicenza (il primo incontro disputato dai lagunari fu proprio contro i biancorossi, 1-1 il risultato finale), del Padova e dell'Hellas Verona. Ma in quegli anni i neroverdi giocarono spesso contro gli equipaggi delle navi che giungevano al Porto di Venezia, particolarmente avvincenti gli incontri organizzati contro i marinai inglesi considerati allora i maestri del calcio.
Tra il 1908 ed il 1910 il Venezia gioca 2 campionati dell'allora terza categoria, intervallati da uno di prima categoria. Dal campionato 1910-11 i neroverdi si installano saldamente in 1^ categoria e nel 1911-12 il Venezia, dopo aver vinto il girone veneto-emiliano, perde la finale nazionale contro la fortissima Pro Vercelli.
L'anno successivo passerà alla storia per l'inaugurazione del campo sportivo di S.Elena, poi ribattezzato Pierluigi Penzo, dove il Venezia ha ottenuto i suoi migliori risultati sportivi.
Nell'ultimo campionato (1914-15) disputato prima della guerra, i neroverdi approdano, venendo peraltro subito eliminati, nel girone A di semifinale con Casale, Genoa e Juventus. Da ricordare che durante la prima guerra mondiale l'attività calcistica a Venezia non cesserà mai totalmente grazie all'impegno della società minore lagunare Aurora F.B.C. Tra i giocatori distintisi in questo periodo segnaliamo i tre "stranieri" triestini, all'epoca cittadini dell'Impero austrungarico, Stritzel, Riccobon e Marincich, oltre al forte centravanti Umberto Vecchina.

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1919-1937
Il mese d'aprile del 1919 è un'altra data storica per il calcio veneziano. A palazzo Gritti-Faccanon, nell'allora sede del Gazzettino, i soci del Venezia F.B.C e dell'Aurora F.B.C. decidono di unire le forze ribattezzando la squadra neroverde in Associazione Calcio Venezia. Nell'occasione anche il Governo contribuisce al rilancio del sodalizio lagunare con un contributo straordinario di 40.000 lire.
Il primo campionato del dopoguerra è quello del 1919-20. Il Venezia giunto secondo dietro al Padova nel girone eliminatorio veneto accede alle semifinali dove contro Pro Vercelli, Genoa, Alessandria, Milan e Legnano riesce a racimolare solo 2 punti.
Nel campionato successivo il Venezia, giunto terzo alle spalle di Petrarca e Bentigodi, non si qualifica per le semifinali.
La stagione 1921-22 coincide con la retrocessione dei lagunari, arrivati penultimi davanti alla sola Internazionale, nel campionato di seconda divisione.
Da notare che fino al 1926 il campionato era articolato nelle due leghe Nord e Sud con semifinali e finali nazionali. In questi anni i neroverdi giocano quattro campionati di seconda divisione, ottenendo la promozione in massima serie nella stagione 1925-26.
Nel 1926-27 il Venezia partecipa così al campionato di prima divisione, classificandosi 6° su dieci squadre partecipanti. Nella stagione successiva i neroverdi giungono secondi alle spalle dell'Atalanta nel girone A della prima divisione.
Il campionato 1928-29 è invece il torneo che porta all'istituzione della serie A. Vengono creati due gironi a 16 squadre, in cui solo le prime 9 classificate di ogni girone avranno il diritto di rimanere in A. Il Venezia purtroppo, tra alcune belle vittorie (5-2 alla Pro Vercelli) e pesanti rovesci (clamorosa sconfitta 10-2 a Milano contro l'Ambrosiana con 5 gol di Meazza), arriva 11° e retrocede in serie B.
Nella prima stagione 1929-30 nella nuova serie cadetta il Venezia giunge 7° su 18 squadre, ma più che i risultati del campo è la situazione finanziaria a preoccupare, tanto che al termine di quel campionato per sfuggire ai creditori il Venezia cambia denominazione in Serenissima.
Dopo quattro anonimi campionati in serie B, con le maglie color bandiera di S.Marco, nella stagione 1934-35 la squadra ritorna a chiamarsi Associazione Calcio Venezia (seppur con l'aggiunta, all'epoca inevitabile, dell'aggettivo fascista) rispolverando i tradizionali colori neroverdi. Ma la società, non ancora ripresasi dalle vicissitudini finanziarie, retrocede in serie C.
La prima esperienza in terza serie è brevissima perchè i neroverdi vincono subito il campionato, davanti a Vicenza, Udinese e Padova e tornano trionfalmente in serie B, raggiungendo in quell'anno anche i sedicesimi di finale di Coppa Italia, dove il Venezia viene sconfitto 2-0 dalla Lazio. Punto di forza di quella formazione è "la mediana di ferro" Varini-Biffi-Kossovel.
La stagione successiva in serie B il Venezia si salva grazie ad un torneo di qualificazione giocato tra Pro Vercelli, Messina e Catania, giunte quartultime insieme ai neroverdi. Da notare che in quell'anno il Venezia raggiunge gli ottavi in Coppa Italia dove cede solo di fronte al Milan.
Tra i giocatori distintisi in questo lungo periodo di storia del Venezia vale la pena ricordare il fortissimo Giovanni "Nane" Vecchina, poi pluricampione d'Italia con la Juventus e nazionale azzurro, il portiere De Sanzuane e Aldo Gorini che disputò i suoi 15 anni d'attività indossando solo la maglia dei lagunari.

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1937-1947
Uno dei migliori periodi della storia del calcio veneziano coincide con la presidenza di Arnaldo Bennati, che ricostruisce dalle fondamenta la società neroverde. Dopo aver trovato una nuova sede, anche il Pierluigi Penzo viene ampliato.
Nel campionato 1937-38, in cui il Venezia giunge ottavo, Bennati getta le basi della successiva straordinaria stagione facendo seguire giocatori importanti come Tortora e Alberti, che a fine campionato approderanno in laguna. Infatti il campionato 1938-39 vede il Venezia raggiungere il secondo posto valido per la promozione in A, superando a Bergamo all'ultima giornata proprio la diretta concorrente Atalanta. Il gol della vittoria, segnato davanti a 5.000 tifosi neroverdi, è di Pernigo, che è tuttora il giocatore lagunare ad aver realizzato il maggior numero di gol (45) nei campionati giocati in serie A.
Tornata nella massima serie la squadra viene rinforzata e, dopo essersi presa il lusso di battere al Penzo i campioni d'Italia dell'Ambrosiana, conclude onorevolmente il campionato al decimo posto. I neroverdi però colpirono a tal punto la stampa nazionale che per un periodo venne addirittura presa in considerazione la possibilità di trapiantare in nazionale il blocco del Venezia.
Quell'anno comunque in azzurro ci arrivò il neroverde Corbelli.
Ma questa stagione va ricordata, oltre che per l'arrivo agli ottavi di Coppa Italia, anche per l'esordio in maglia neroverde del più forte giocatore che abbia indossato la maglia del Venezia: Valentino Mazzola. In servizio militare a Venezia il marinaretto Mazzola fu acquistato dal Venezia dopo essersi messo in luce al campo dei Bacini giocando degli incontri tra rappresentative militari.
Nel 1940-41 esordisce così la celebre coppia di mezz'ali formata dal fiumano Loik, acquistato dal Milan, e Mazzola. Se in campionato i lagunari non vanno oltre il 12° posto, il Venezia però conquista al Penzo, al termine della doppia sfida finale con la Roma (3-3 nella capitale ed 1-0 a Venezia, gol di Loik), la Coppa Italia, iscrivendo per la prima (e ancora unica) volta il proprio nome nell'albo d'oro dei trofei nazionali.

Questa la formazione:
Bacigalupo, Piazza, Di Gennaro, Tortora (il capitano), Puppo (il giocatore con più presenze in A -145- del Venezia), Stefanini, Alberti, Loik, Pernigo, Mazzola, Alberico.
L'anno successivo con il tricolore della Coppa Italia puntato sul petto il Venezia, sostituito il portiere Bacigalupo con Fioravanti, ha addirittura lo scudetto a portata di mano. A poche domeniche dal termine i neroverdi hanno infatti l'occasione di fermare la Roma battendola al Penzo. Ma dopo aver fallito un rigore i lagunari perdono incredibilmente la partita compromettendo il campionato, vinto poi dai capitolini con 42 punti davanti al Torino (39) ed al Venezia (38).
La vendita, per l'allora esorbitante cifra di un milione, di Loik e Mazzola al Torino e l'abbandono di Piazza rompono il giocattolo neroverde che la stagione successiva ottiene solo una stentata salvezza, pur raggiungendo ancora una volta la finale di Coppa Italia dove il Venezia viene sconfitto 4-0 a Milano dal Torino.
L'anno successivo è campionato di guerra. I neroverdi vincono il raggruppamento regionale ed arrivano fino al torneo finale, vinto dai VV.FF. di La Spezia, dove però vengono fermati dal Torino degli ex Loik e Mazzola.
Il calcio nazionale torna dopo la guerra con il campionato 1945-46 Alta Italia. Il Venezia arriva penultimo davanti alla Sampierdarenese.
L'anno successivo ripristinata la serie A, i neroverdi nonostante i 13 gol di Ottino (miglior goleador in una stagione di serie A del Venezia) retrocedono, insieme al Brescia, in serie B e il presidente Bennati lascia definitivamente la presidenza del Venezia.

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1947-1956
È un decennio contraddittorio in cui il Venezia del dopo Bennati paga, come avverrà molte altre volte, da un lato l'assenza di un ambiente solido attorno alla società e dall'altro una certa latitanza delle amministrazioni comunali nel supportare logisticamente il Venezia.
Nella stagione di B nel 1947-48 il Venezia arriva 4°, poi, l'anno successivo, in cui si mette in mostra il veneziano Renosto, i lagunari salgono insieme al Como nuovamente in serie A. È un fuoco di paglia perché il Venezia dopo una stagione incolore termina ultimo e torna mestamente in B.
Giunto 8° nel campionato 1950-51, il Venezia retrocede in C la stagione successiva. Dovranno passare ben quattro anni prima che i lagunari vincendo il campionato 1955-56 davanti alla Sambenedettese, ritornino in serie B. Un successo dovuto alle capacità dirigenziali di un altro grande presidente del Venezia: Mario Valeri Manera.

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1957-1967
Con Valeri Manera presidente e Carlo Alberto Quario allenatore inizia un nuovo periodo di successi per i neroverdi. Dopo aver vinto il campionato di C, il Venezia del 1956-57 giunge 5° in serie B, facendo intravvedere anche la possibile promozione, e lanciando nel firmamento del calcio Paolo Barison futuro nazionale azzurro.
In questi anni, grazie ad un'oculata gestione societaria, il Venezia disputa degli onorevoli campionati di serie B, tanto che l'allenatore Quario verrà premiato con il "Seminatore d'oro", e inizia finalmente anche un'importante opera di rilancio per tutto l'ambiente calcistico lagunare.
Nell'anno del cinquantenario di fondazione i neroverdi sfiorano ancora una volta la promozione in A, terzi dietro Triestina e Bari, mettendo in luce molti giovani, tra cui Milan, Canella, Cicogna e il portiere Bubacco futuro giocatore-bandiera dei neroverdi, provenienti dal ricchissimo vivaio delle formazioni minori veneziane, come la storica Italosport.
L'anno seguente i leoni neroverdi arrivano solo noni ma si fanno notare il tenace Mario Tesconi, un altro di quei giocatori destinati a entrare nella storia neroverde, l'attaccante, Patino, 11 gol nella sua unica stagione in neroverde, e i veneziani Mion, Danieli ed Ardizzon.
La stagione 1959-60 segna un brusco ritorno nelle sabbie mobili della bassa classifica. Il Venezia si salva agli spareggi condannando il Taranto.
E siamo arrivati ad uno dei più emozionanti campionati del Venezia, quello del 1960-61, che vede i lagunari vincere trionfalmente il campionato di B davanti all'Ozo Mantova ed al Palermo. Il trionfo viene celebrato con il tradizionale corteo acqueo dei tifosi che dal Penzo a Piazza S.Marco circondano festanti la bissona che porta i giocatori. Artefici del successo l'imprenditore Anacleto Ligabue, giunto ai vertici del sodalizio lagunare, e l'intelligente campagna acquisti che portò al Venezia giocatori di qualità come Grossi, Frascoli e l'attaccante Raffin.
Il campionato di A del 1960-61 è una stagione di grandi soddisfazioni per il Venezia che, sotto la presidenza del conte Volpi, giunge 12° davanti alla Juventus, battuta 3-0 a S.Elena. Acquistato il forte centrocampista Juan Santisteban dal Real Madrid, i neroverdi dopo un inizio stentato disputano infatti un bellissimo campionato togliendosi la soddisfazione di battere, davanti a un Penzo gremito di 25.000 persone, perfino il Milan di Ghezzi e Greaves che poi si aggiudicherà lo scudetto: 2-1 il risultato con gol di Siciliano e Raffin.
L'anno successivo nonostante l'ottimo esordio a S.Siro, 3-3 con il Milan, e le giocate del turco Can Bartù, il Venezia chiude malamente il girone d'andata con soli 11 punti all'attivo. Sia la squadra che i tifosi sono però ancora convinti di poter raggiungere la salvezza. Il Venezia affronta così caricatissimo il primo incontro del girone di ritorno, che vede scendere al Penzo il Milan.
Con una prestazione strepitosa il Venezia fa il miracolo e si impone 2-1, senonché un'invisibile bottiglietta di plastica mignon colpisce la testa del terzino milanista David. Gipo Viani lo scaltro direttore sportivo dei rossoneri fa rientrare negli spogliatoi il perplesso, più che infortunato, giocatore e al Venezia, per la prima volta nella storia del calcio italiano, viene applicata la sconfitta a tavolino per la regola della responsabilità oggettiva. È una mazzata tremenda da cui i neroverdi non riusciranno più a riprendersi, malgrado una strepitosa vittoria esterna (la migliore in A della lunga storia dei neroverdi) per 4-1 a Firenze, retrocedendo così in serie B.
Nei due anni successivi i neroverdi giocano due dignitosi campionati di B arrivando rispettivamente al 14° e 13° posto. In queste due stagioni si mettono in luce Dori e la giovane ala Bertogna.
La stagione 1965-66 è invece un'autentica marcia trionfale per il Venezia, allenato dall'ex nazionale Armando Segato, verso la serie A. Unico momento d'impasse la sconfitta al Penzo per 4-1 subita dal Mantova che schierava in porta un certo Dino Zoff.

Questa la formazione base:
Vincenzi (866 minuti d'imbattibilità), Tarantino, Grossi, Neri, Rizzato, Spagni, Bertogna (8 reti), D'Alessi, Mencacci (14 reti), Ferruccio Mazzola (autentico beniamino del pubblico che vede in lui l'erede del padre Valentino, 6 gol), Salvemini (9 gol).
Meritano d'essere ricordati anche il grande Bubacco, che a Genova para due rigori, Pochissimo e Dori.
Purtroppo in serie A il Venezia ci resta una sola stagione. Diverse le ragioni della retrocessione. Se da un lato gli imprenditori veneziani non affiancarano il bravo Mario Gatto ai vertici della società, dall'altra ancora una volta gli amministratori persero l'occasione di realizzare il nuovo stadio. Neppure la campagna acquisti fu delle migliori perchè, venduto il bravo D'Alessi, furono acquistati due stranieri, Manfredini e Benitez, ormai in piena fase calante.
Nelle prime 6 giornate della stagione 1966-67, i neroverdi raccolgono solo 3 punti, poi a Venezia e Firenze è alluvione. Ma mentre la Fiorentina ottiene il rinvio della partita, il Venezia viene costretto a raggiungere con mezzi di fortuna Cagliari!
Questo il racconto di Bubacco:
"Con la città sconvolta il motoscafo del presidente vagava di casa in casa a raccogliere i giocatori. Anche la rete ferroviaria era mezza saltata e così per raggiungere la Sardegna passiamo prima per Bologna e poi per Verona.
Giunti finalmente a Milano ci attende un piccolo Fokker messo caparbiamente a disposizione dalla Federazione. Scesi a Cagliari abbiamo appena il tempo di mangiare una bistecca prima di essere trascinati in campo".
Il Venezia perse 4-0, ma alla fine il pubblico di Cagliari colpito dal dramma che stava vivendo la città lagunare tributò un lunghissimo applauso ai neroverdi.
L'apice della sfortuna viene però toccato a sette giornate dal termine quando, con il Venezia ancora in corsa per la salvezza, al Penzo scende l'Inter. L'Inter segna con Sandro Mazzola e Corso, ma il Venezia risponde con Manfredini e Bertogna. A questo punto entra in scena l'arbitro Sbardella che prima concede una punizione inesistente ai nerazzurri, da cui scaturisce il vantaggio dell'Inter, e poi annulla due gol validissimi di Manfredini. Al termine di quell'incontro Sbardella lascierà il Penzo dal Cantiere Celli mentre i neroverdi perderanno ogni speranza di salvezza.

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1967-1986
Il ventennio più anonimo per i colori neroverdi coincide con un periodo triste anche per la città che in questi anni perde migliaia di abitanti e moltissime attività produttive.
Nel 1967-68 il Venezia con l'ossatura della serie A, dopo un inizio discreto finisce incredibilmente in serie C al termine di un lunghissimo girone di spareggio. Le cause sono ancora una volta l'instabilità societaria, alla fine sarà presidente l'industriale di Caorle Bruno Bigatton, e l'immaturità dell'ambiente, che chiede assurdi cambi d'allenatore (Segato, Lerici ed ancora Segato) e critica aspramente i giocatori.
Retrocessi in serie C i neroverdi giocano con alterne fortune per nove stagioni. L'11 settembre del 1970 il Venezia paga di nuovo la furia degli eventi atmosferici. La fortissima tromba d'aria che si abbatte sulla laguna, provocando morti e feriti, si porta via infatti anche parte del vecchio Penzo senza che l'amministrazione si occupi di ripristinarne la capienza.
Nonostante tutto in quella stagione il Venezia dell'elegante centrocampista veneziano Nello Scarpa e dell'attaccante Bellinazzi (15 reti) giunge quarto.
Ma è la stagione 1972-73 la migliore dei neroverdi. Il Venezia di Seda, Parlanti, Ardizzon, Bassanese, Ronchi, Flaborea, Ridolfi, Badari, Serato, Scarpa e Modonese entusiasma il pubblico che torna a gremire il Penzo. A due giornate dalla conclusione il Venezia è solo in testa alla classifica, ma poi avviene il disastro. Prima un pareggio a Solbiate Arno e poi davanti ai 14 mila del Penzo il Venezia getta via la promozione perdendo 2-0 contro l'Alessandria.
Purtroppo dopo altri tre campionati in terza serie, sempre sotto la contestatissima presidenza di Bigatton, il Venezia finisce in serie D. Nel primo anno in quarta serie i neroverdi non riescono nemmeno a conquistare la posizione necessaria per accedere alla nuova C2.
L'anno successivo quindi il Venezia riparte dalla quinta serie ma grazie all'entusiasmo del nuovo gruppo di dirigenti veneziani (Heinrich, Baldrocco, Bramante e dei fratelli Puntar), insediatosi al vertice della società, i neroverdi al termine di un campionato avvincente conquistano al Penzo (1-0 al Pordenone, gol di Scarpa) davanti a migliaia di tifosi la promozione in C2. Grazie a questo campionato il Venezia vede improvvisamente riavvicinarsi la tifoseria che cresce in presenze e in numero di clubs.
Il primo anno di C2 il Venezia del vecchio Scarpa, della bandiera Bisiol e del goleador Bresolin (13 reti), giunge ottavo. L'anno successivo con gli stessi punti è decimo.
La stagione 1981-82 è probabilmente una delle più sconcertanti della lunga storia del calcio lagunare. Dopo qualche tempo d'incertezza societaria il presidente Siviero vende la squadra all'industriale avellinese Pompeo Cesarini. Il neopresidente illude i tifosi parlando di programmi ambiziosi ma, né il cambio d'allenatore (Ferrario che subentra a Costagliola), né i 29 giocatori scesi in campo in quella sfortuna stagione riescono a salvare il Venezia dall'incredibile retrocessione.
Nel purgatorio dell'Interregionale i neroverdi fortunatamente restano una sola stagione. Con Gianni Rossi in panchina e il bomber Fantinato, 15 gol, in campo il Venezia stravince il campionato con 7 punti di distacco sulla seconda. Ma è anche l'anno del fallimento societario, il Venezia e i suoi titoli sportivi vengono acquistati dai generosi fratelli Mazzuccato.
Gli anni che precedono l'arrivo di Maurizio Zamparini sono contrassegnati dall'entusiasmo del presidente Luciano Mazzuccato che, riorganizzata la società e il settore giovanile, prova per tre anni ad allestire formazioni vincenti.
La prima stagione di C2 è la migliore, il Venezia giunge infatti 5° dopo aver a lungo fatto sognare i tifosi grazie alla coppia gol Capuzzo-Ballarin e al contributo del forte terzino Pevarello.
La stagione successiva Mazzuccato ci riprova, arrivano così in laguna dopo aver giocato ai massimi livelli nazionali Francesco Guidolin e i due fratelli Trevisanello. Nonostante le 11 reti del solito Capuzzo il Venezia giunge però solo 15°.
Il campionato 1985-86, con l'ex centrocampista neroverde Dino D'Alessi in panchina, inizia di nuovo all'insegna dell'ottimismo. Ancora una volta però gli acquisti non sembrano azzeccati e Gigi Capuzzo, che segna uno dei suoi 9 gol con una splendida rovesciata proprio nel derby con il Mestre, è ancora il migliore.

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1986-1999
E siamo arrivati all'era Zamparini, segnata prima dalla fusione, poi dal recupero del nome Venezia ed infine dalle meravigliose promozioni prima in serie B e poi, dopo 32 anni d'assenza, nella massima serie.
La stagione 1986-87 inizia con la sponsorizzazione del Venezia da parte del Mercatone Zeta di Zamparini. Poi l'imprenditore friulano scala il vertice societario acquistando prima il 50% dei neroverdi, poi un altro 30% e quindi diventa l'unico padrone del Venezia. Nato proprio nel giugno del 1941 quando gli allora neroverdi si aggiudicavano la Coppa Italia, Zamparini aveva evidentemente il Venezia nel suo destino.
Di quella prima stagione zampariniana più che i risultati ottenuti dalla squadra è da ricordare la contestata fusione per incorporazione del calcio Mestre. Per la cronaca nonostante i vari cambi d'allenatore (Volpi, Giacomini Musco) il Venezia rimase in corsa per la promozione fino a febbraio, grazie soprattutto al contributo dei vari Marchetti (10) gol, Lomanno e Pevarello.
Capitolo fusione: dopo mesi d'incertezze nel giugno del 1987 il presidente Zamparini acquista da Pagotto e Robazza il calcio Mestre. Zamparini pur avendo garantito ai tifosi veneziani il rispetto dei colori neroverdi, del nome Venezia e della storia del 1907, porta la squadra al Baracca, complici ancora una volta i ritardi dell'amministrazione nel restaurare il Penzo ormai fatiscente, chiama la squadra VeneziaMestre, simbolo sempre il leone, e la fa giocare con delle anonime divise o tutte bianche o tutte gialle, bordate di arancioneroverde.
Chiamato in panchina Ferruccio Mazzola, che oltre ad essere figlio del mitico Valentino giocò due indimenticabili stagioni col Venezia, e confezionata una squadra fortissima attorno al regista Perinelli ed alla coppia da 20 gol Fiorini-Marchetti, il VeneziaMestre raggiunge la matematica promozione in C1 domenica 5/6/88 al termine di un campionato trionfale.
Pochi sanno (nei calendari della stagione 1988-89 ci sarà ancora il nome VeneziaMestre) che tre giorni dopo la società torna a chiamarsi Venezia, un fatto che come vedremo in seguito contribuirà a salvare il nome Venezia oltre alla continuità del titolo sportivo del 1907, di cui Zamparini è sempre stato l'unico detentore.
Il primo campionato di C1, stagione 1988-89, è contrassegnato da una partenza ad handicap cui fa seguito il licenziamento del tecnico "zonaiolo" Aldo Cerantola. Il sostituto è Gian Battista Fabbri che raccolta la squadra all'ultimo posto, ha il merito di condurre, grazie ai gol di Solimeno, il VeneziaMestre alla salvezza.
Con l'inizio della stagione 1989-90 Zamparini, che di tanto in tanto comincia a proporre maglie più consone alla storia del Venezia, toglie ogni incertezza sull'identità della squadra che torna a chiamarsi Venezia. Il ritorno alla vecchia denominazione gli viene però contestato dal nuovo Venezia dello scomparso Danilo Maddalena, che da qualche tempo gioca al Penzo. Al termine di una lunga querelle giudiziaria, sia in sede civile (sentenza del 4/10/89), sia in sede penale (sentenza del 16/11/89), il Venezia di Maurizio Zamparini viene riconosciuto unico titolare del nome Venezia e della tradizione sportiva neroverde.
Quei giorni segnano anche il riavvicinamento di Luciano Mazzuccato al Venezia e la rinascita del calcio Mestre. In quel campionato, in cui c'è l'esordio di Paolo Poggi, il Venezia guidato prima da Pasinato e poi da Sabadini, conclude onorevolmente al 4° posto.
E siamo finalmente all'anno della splendida promozione in serie B. Grazie alle astuzie del giovane Alberto Zaccheroni in panchina, ai 9 gol di Civeriati ed i 6 del bomber di S.Elena Paolino Poggi, il Venezia arriva allo spareggio, per ottenere il secondo posto utile per la promozione, contro il Como.
Il 16/6/91 nello stadio di Cesena, il Venezia torna dopo 23 anni in serie B al termine di uno spareggio mozzafiato, 2-1 con gol di Zanin e Perrotti e rigore parato dal "mitico" Bosaglia.
Nel campionato 91-92 il Baracca, troppo piccolo per la B, cede il passo al glorioso stadio Penzo appena restaurato. Così il 22/9/91, davanti a 9.000 spettatori, dopo quattro anni il Venezia torna a giocare a S.Elena in attesa della fatidica costruzione del nuovo stadio a Tessera. In campionato gli arancioneroverdi, dopo il valzer della panchina Zaccheroni-Marchesi-Zaccheroni, raggiungono la salvezza solo all'ultima giornata.
Nel campionato successivo, ancora contrassegnato dai cambi d'allenatore (Zaccheroni-Maroso-Zaccheroni), il Venezia, in cui si mettono in mostra il bomber Delvecchio e l'idolo della curva Pedro Mariani, arriva 11°.
La stagione 93-94 è da ricordare più che per l'ottimo 6° posto in campionato (nonostante una partita persa a tavolino per aver schierato il terzino Conte che era squalificato nella partita vinta sul campo contro l'Acireale), per la strepitosa vittoria 4-3 sulla Juventus nel secondo turno di Coppa Italia. La Juventus di Roby Baggio dopo aver impattato 1-1 a Torino, ritorna dopo 27 anni al Penzo convinta di far fuori i lagunari. Il Venezia però, davanti a 14.581 spettatori paganti, dopo aver chiuso in svantaggio il primo tempo segna quattro gol nella ripresa (3 gol Campilongo, 1 Cerbone) e vince la memorabile partita. Dopo quell'incontro il Venezia riesce ad eliminare anche la Fiorentina per poi essere fermato ad un passo dalla semifinale dall'Ancona.
Del campionato 94-95 va ricordato oltre al 9° posto finale, la stagione in laguna di Christian Vieri che segna 11 gol in 29 partite e di Lello Cerbone (13 gol).
Le due stagioni seguenti sono due campionati piuttosto anonimi in cui il Venezia giunge per due anni consecutivi 13°, mettendo però in mostra i bomber Cerbone (14 gol) e l'anno successivo Bellucci (20 gol).
E siamo finalmente arrivati al passato prossimo con Zamparini che chiama Novellino alla guida del Venezia. I lagunari dopo un girone d'andata strepitoso calano un po' nel finale senza mai compromettere la stagione. Così grazie all'esperienza di Luppi e Iachini nelle retrovie ed ai gol di Schwoch (17) e Cossato (11), il 7/6/98 al Penzo davanti all'Andria il Venezia ritorna dopo 31 anni in serie A.
La meravigliosa avventura della decima stagione in serie A è la storia raccontata nel libro: "Giocando a pallone sull'acqua", scritto da Roberto Ferrucci per la tascabili Marsilio.