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Nota di Bernardo Molinas su un affresco di Giandomenico Tiepolo

Giandomenico Tiepolo:
un errore e una predizione in un affresco del ‘700 ?

Molti anni fa visitai per la prima volta una famosa villa veneta, a Vicenza: la “Villa Valmarana ai Nani”, arricchita con gli affreschi del frescante più importante del 700’, Giambattista Tiepolo 1 (un esempio si osserva nella Fig.1), e anche dagli affreschi di suo figlio Giandomenico 2 (uno di loro rappresentato nella foto della Fig.2).

I critici e storici dell’arte commentano in questo modo gli affreschi:
La decorazione delle stanze della Palazzina, realizzata quasi esclusivamente da Giambattista, ha per oggetto storie d’amore, desunte dai grandi poemi epici classici e moderni - Iliade, Orlando Furioso, Eneide, Gerusalemme Liberata - rivisitate sul filo conduttore del sentimento amoroso con una sensibilità aggiornata, di stampo rococò” [B].

Fig.1. “Rinaldo abbandona Armida”. Affresco di Giambattista Tiepolo nella Palazzina della Villa Valmarana ai Nani. Vicenza, 1757 (data dal Catologo delle opere del Tiepolo, Rif. [A])

Fig.2. “La passeggiata estiva”. Affresco di Giandomenico Tiepolo nella foresteria della Villa Valmarana.

Sotto il profilo stilistico gli affreschi registrano, accanto a un’estrema semplificazione dei nessi compositivi, l’affermazione di una rinnovata, raffinatissima cifra cromatica, che costituisce, insieme alla duttilità nervosa della linea, l’inarrivabile conquista di questa stagione matura di Giambattista”[B]
.“Fu capace (Giandomenico) di cogliere la tragica realtà della rapida decadenza della Serenissima. I più pensavano soltanto a divertirsi e a dilapidare. E chiudevano gli occhi sulla decadenza dei costumi e delle strutture statali. Pochi avvertivano lo sgretolio sotterraneo dello sfacelo che si avvicinava” [C].

In Fig. 3 si osserva l’affresco del figlio del Tiepolo dal titolo “Mondo Novo”. In quest’opera Giadomenico rappresenta in una piazza di Venezia una folla curiosa attorno ad una sorta di casetta.
All’interno si trovava un dispositivo ottico, detto “lanterna magica”, che serviva a proiettare immagini a colori partendo da disegni e da quadri. Le immagini, generate su alcune pareti interne, potevano essere guardate attraverso le finestre della casetta.

Diverse interpretazioni sono state suggerite o possono ancora essere immaginate sul messaggio di Giandomenico: che le immagini corrispondessero a paesi lontani come il “nuovo continente americano” e da questo fatto sorge il titolo “Mondo Novo” o che volesse parlare di una futura Serenissima che doveva rinascere dalla Venezia in decadenza, o che, come si suggerirà più avanti, volesse parlarci di un ‘mondo nuovo’ rappresentato proprio dalla lanterna magica.

Fin dalla prima volta che vidi l’affresco, molto interessante e suggestivo per la sua composizione inusuale, con quasi tutti i personaggi voltati a guardare la lanterna o a guardare l’orizzonte (bisogna aspettare mezzo secolo per vedere figure simili nei quadri di Caspar David Friedrich), ebbi una curiosità.
Mi risultava “dubbiosa” la rappresentazione di una cupola cilindrica con due tetti conici allocata dal Giandomenico dietro la casetta con il suo tetto a due falde.

Se la cupola davvero si vedeva in quel modo, tagliata dalla linea orizzontale che univa le due falde del tetto allora, necessariamente, detta cupola doveva stare dietro la lanterna e non formare parte di essa. Questo è un fatto semplice ed evidente per chiunque abbia fatto un corso di geometria dello spazio o per chi, come i pittori e gli scultori, è abituato a “leggere” i paesaggi o i corpi che deve rappresentare.

Fig.3. “Mondo Novo”. Affresco di Giandomenico Tiepolo nella foresteria della Villa Valmarana, Vicenza, 1757 (data dal Rif. [B])

Pensai subito: “non sarà che la cupola dipinta dal Giandomenico doveva stare in realtà sopra il tetto?”. Perché in tal caso l’intersezione di un cilindro con un piano (una delle falde) determinerebbe una curva un po’ particolare che invade il tetto ma che tocca la linea orizzontale solo nei due punti estremi del cilindro.
Un tale risultato geometrico si può osservare ad esempio in alcune chiese. Nell’esempio reale della Fig. 4 si vede bene una linea curva come intersezione dei due tipi di superfici (tetto piano e superficie di un cilindro).

Fig. 4. Chiesa “Internato Ignoto” nella città di Padova. Si osservi l’intersezione del cilindro con la falda del tetto.

Così come stavano le cose non era certo possibile dimostrare che si trattasse di un errore, invece potevamo affermare che secondo il dipinto, la cupola, in quella piazza veneziana, stava dietro la lanterna.

A questo punto della nota sarebbe conveniente aprire con il lettore una discussione sulle “regole” e sugli “errori” in pittura o nell’arte in genere. Certamente la prima cosa da dire e accettare è che, in arte, il pittore ha la libertà assoluta di fare quello che vuole e senza regole. Può perfettamente ignorare le regole della prospettiva che i grandi maestri italiani avevano stabilito già nel ‘400. Infatti, “errori” di prospettiva si osservano spesso in quadri di arte moderna o contemporanea.
È possibile suggerire invece - e queste sono opinioni personali - che un pittore con esperienza può violare le regole sempre che sia consapevole di farlo.

Di solito questo diritto si acquisisce dopo avere lavorato accanto ad un maestro e frequentato un certo percorso artistico dimostrando così di avere capito le regole, conoscere quello che hanno fatto prima i grandi maestri e riconoscere le influenze inevitabili e salutari di alcuni di loro sulla propria proposta.

Alcuni anni dopo ho visitato a Venezia il Museo del ‘700 (“Ca’Rezzonico”). E’ stata per me una sorpresa trovare una serie di affreschi del Giandomenico, ‘strappati’ da una villa del paesino Zianigo, vicino a Mirano e Spinea, nota come Villa Tiepolo perché acquistata dal Tiepolo padre, e tra questi affreschi scorgerne uno dove il pittore riproponeva ancora il tema “Mondo Novo” (Fig. 5).

La mia prima idea fu allora quella di verificare la data di quest’opera. La data, 1791, si legge nel catalogo del Museo [D] e anche in un lavoro tutto dedicato a questa serie di affreschi della Villa di Zianigo [E].

Si poteva adesso constatare che, 34 anni dopo, volendo Giandomenico riproporre lo stesso messaggio artistico che aveva introdotto nella Villa Valmarana, dipinge di nuovo la folla e la lanterna magica. Ma questa volta, il cilindro con le sue cupole compare, come avevamo giudicato in anticipo, sopra il tetto della casetta.
Pertanto, se detto cilindro fa parte della lanterna, l’intersezione cilindro/tetto dà luogo alla curva, citata precedentemente, che osserviamo nella Fig. 5.
Addirittura adesso il cilindro proietta, come corrisponde, un’ombra sul tetto, il che dà vita e volume alla composizione.

Fig. 5. “Mondo Novo”. Affresco di Giandomenico Tiepolo nella Villa Tiepolo (1791), oggi al Museo Ca’Rezzonico, Venezia (data dai Rif. [D, E]).

L’ordine cronologico nella produzione delle due opere d’arte, la prima alla Villa Valmarana nel 1757, con un eventuale errore ma l’impossibilità di dimostrarlo, e successivamente la seconda alla Villa Tiepolo nel 1791, con la correzione, conferma che si era trattato di un errore.

Noi che ammiriamo da tanto tempo il Giambattista, ammirazione giustificata e confermata dalla mostra itinerante a lui dedicata nel 1996, a Wuerzburg, Venezia e Madrid, per i 300 anni della sua nascita, dove viene considerato il migliore pittore (non solo il frescante o il pittore italiano) europeo del ‘700, possiamo immaginarci il pittore alla Villa Valmarana, di fronte all’affresco appena finito di Giandomenico, che dice con affetto: “Caro figlio, bello l’affresco. Solo una cosa … siccome ben sappiamo che la pittura ad affresco non accetta pentimenti né correzioni 3 … la prossima volta non dimenticarti di appoggiare la cupola sul tetto …”
 

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Il secondo aspetto dell’affresco di Giandomenico che ci interessa evidenziare è più importante. È possibile che il pittore, attento come era ai problemi della decadenza di Venezia, già citati, abbia voluto lasciarci un messaggio politico-sociale che, grazie ad una tecnica pittorica dove i pigmenti vengono inglobati e protetti dal carbonato di calcio, poteva perdurare per secoli.

Tra tutti i personaggi della composizione, tre di loro possono richiamare la nostra attenzione: uno è il signore che sale sullo sgabello (Fig. 3 e 5), dotato di una ferula, e che sembra controllare la situazione. Gli altri due personaggi, alla destra della lanterna magica (vedi il particolare dell’affresco nella Fig. 6) sono tra quei pochi che non ci voltano la schiena e osservano la lanterna o il primo personaggio.


Fig. 6. “Mondo Novo” (Particolare alla destra dell’affresco della Fig. 5). Giandomenico Tiepolo, Villa Tiepolo (1791), oggi al Museo Ca’Rezzonico, Venezia.

Filippo Pedrocco, un esperto dell’opera di Giambattista Tiepolo, che ha pubblicato l’ultimo catalogo completo dei suoi quadri e affreschi[F], ci offre una notevole interpretazione del “Mondo Novo”:

La scena è di grande suggestione: rappresenta, di spalle, una piccola folla di contadini e di popolani mescolati a dei nobili che attende di porre l’occhio all’obiettivo di una lanterna magica … per scorgervi raffigurazioni e scene di paesi lontani. La scena si carica ai nostri occhi delle più singolari e inquietanti valenze: l’attesa di un evento, la quasi totale mancanza dei volti, la metafisica semplicità del paesaggio e della baracca dell’imbonitore, in piedi sopra lo sgabello, fanno di questa figurazione una delle più emblematiche e suggestive testimonianze della premonizione della fine imminente di un mondo e dello sbigottimento curioso per il futuro che s’annuncia in segni e indizi di ancor problematica lettura. Alcuni vogliono riconoscere nelle uniche due figure riprese di profilo, sulla destra, i ritratti di Tiepolo padre, a braccia conserte, dai tratti ironici e penetranti e, più dietro, del figlio, con occhialino” [D].

Nel dizionario si trovano questi significati per la definizione di “imbonitore”: “Venditore ambulante che vuole convincere i passanti ad acquistare le proprie mercanzie decantandone (elogiando e lodando in modo eccessivo) qualità e prezzo. Chi, interessatamente, presenta persone o cose come ricche di meriti e di pregi che in realtà non hanno.”

È in questo modo, curiosamente, che possiamo trovare una predizione politico-sociale dell’artista con un’anticipazione di più di due secoli: la lanterna magica è nei nostri giorni la TV . Ed esistono anche degli imbonitori attorno a queste moderne lanterne - in alcuni casi, addirittura, alla vista di tutti come nell’affresco di Giandomenico. E’ cambiato soltanto, drammaticamente e in peggio, tramite il lavoro degli scienziati, dei tecnici e la loro tecnologia, il numero di persone (decine e decine di milioni !...) che gli imbonitori raggiungono.

È interessante infine constatare, secondo quanto rappresentato nell’affresco, che da un lato il Tiepolo padre fosse critico e diffidente su questi mezzi e che Giandomenico volesse osservarli, ma per criticarli. Una cosa perdura nel tempo, invece, ed è la più importante di tutte: qualsiasi cittadino del mondo può oggi godere spiritualmente osservando i due affreschi e addirittura imparando dai messaggi del Giandomenico a osservare la società.
L’errore già non ci interessa più.


Note

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Riferimenti Bibliografici

1

Giambattista Tiepolo (Venezia 1696, Madrid 1770).
Possibilmente l’ultimo grande frescante italiano anche se la tecnica continua ad essere frequentata dai pittori italiani nell’800 e ‘900, fino al nostro secolo. I suoi affreschi più notevoli (i “capolavori”) furono realizzati in Germania nella Residenza di Wuerzburg. Altri importanti affreschi si trovano a Venezia, Udine, Strà, Montecchio Maggiore, Milano e Bergamo. Il suo ultimo affresco era per il Re della Spagna, nella Sala del Trono del Palazzo Reale, a Madrid.

2

Giandomenico Tiepolo (Zianigo 1727, Venezia 1804). Collabora con suo padre in numerosi affreschi. Dipinge da solo nel Veneto. Possibilmente il suo “capolavoro” è appunto il ciclo della Villa Tiepolo.

3

Queste caratteristiche della pittura ad affresco erano già state chiaramente individuate dal Vasari nel ‘500 [G] nel suo noto giudizio: “… Di tutti gli altri modi, che i pittori facciano, il dipingere in muro è il più maestrebole e bello, perché consiste nel fare in un giorno solo quello che, negli altri modi, si può in molti ritoccare sopra il lavorato … . Vuole ancora una mano destra, risoluta e veloce, ma soprattutto un giudizio saldo ed intero …

  1. “L’opera completa di Giambattista Tiepolo”, Guido Piovene e Anna Pallucchini. Catalogo. Rizzoli Editore, Milano, 1981.
  2. Maria Elena Avagnina, “Villa Valmarana ai Nani a San Bastiano di Vicenza”, nel libro “Tiepolo. Le Ville Vicentine”, Electa, Milano, 1990.
  3. Carlo Sgorlon, nell’Introduzione del libro “Affreschi dei Tiepolo nel Veneto”, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1995.
  4. Filippo Pedrocco, “Ca’Rezzonico. Museo del Settecento veneziano”, Foto dei Musei Civici Veneziani, Marsilio Editori, Venezia, 2005.
  5. Giandomenico Romanelli e Filippo Pedrocco, “Giandomenico Tiepolo; Affreschi dalla Villa di Zianigo”, ELECTA, Milano, 1997.
  6. Filippo Pedrocco, “Giambattista Tiepolo”. Catalogo. Rizzoli (Skira), Milano, 2002.
  7. Giorgio Vasari, “Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti”; Rusconi, Roma,1966. Pima edizione Torrentino di Firenze, 1550.

Bernardo Molinas. Dott. di Ricerca in Fisica. Studia le antiche tecniche pittoriche italiane mediante l’impiego di affreschi “modello”. È Autore di numerose pubblicazioni in Italia e all’estero nel settore Beni Culturali. Dipinge con la tecnica del “Buon Fresco”.